La CBCT (Cone Beam Computed Tomography) rappresenta nel campo della radiologia dentale e maxillo-facciale una tecnologia nuova destinata a diffondersi ampiamente nei prossimi anni sia perché consente di ottenere immagini tridimensionali (3D) di alta qualità con erogazione di dose al paziente generalmente inferiore a quella della TC convenzionale, sia perché è accessibile, oltre che al radiologo, al dentista che può detenere e usare, seppure con i limiti stabiliti dalla legge, gli apparecchi radiologici che ne sono dotati.
I radiografici Cone Beam si differenziano da quelli usati per la tomografia computerizzata convenzionale (CT o MSCT) perché emettono fasci di raggi X che hanno la forma conica anziché a ventaglio.
Il fascio conico attraversa il paziente e colpisce il rivelatore di ampia superficie (flat panel); il diametro del cono varia da pochi centimetri a 30 cm circa e con un solo passaggio intorno alla testa del paziente cattura qualche centinaio di immagini base.
Queste immagini vengono elaborate dal computer e trasformate in un volume (TC volumetrica) il cui elemento base è il voxel (pixel 3D). Più piccolo è il voxel, più l’immagine è definita.
Da questo volume possono poi essere estratte tutte le immagini che vogliamo con l’orientamento più idoneo, senza distorsioni; il voxel è infatti isotropico, essendo uguali la sua larghezza, profondità e altezza. Esistono in commercio anche apparecchi cone beam che per ridurre la dose di raggi emessi utilizzano solo la metà del fascio conico.
Questa tecnologia fornisce quindi, attraverso l’acquisizione volumetrica, l’immagine 3D, che, essendo basata sull’evidenza anatomica, è un apporto prezioso e come tale è destinata ad essere usata più frequentemente dal dentista nella sua pratica clinica quotidiana e in particolare nella pianificazione delle riabilitazioni protesiche orali che prevedono gli impianti osteointegrati sempre più richiesti dalla popolazione.
I vantaggi sono molteplici:
Offre preziose informazioni per quanto riguarda la valutazione e la progettazione degli impianti chirurgici. L’American Academy of Oral and Maxillofacial Radiology suggerisce la cone beam CT come il metodo d’elezione per la valutazione pre-chirurgica dei siti implantari.
Con essa è possibile:
La radiografia endorale e la RX panoramica non sono sufficienti per ottenere tutte queste informazioni poiché esse hanno fattori di ingrandimento e deformazioni difficilmente calcolabili e soprattutto perché non permettono di vedere le sezioni trasversali che più interessano il chirurgo per la loro capacità di individuare le strutture anatomiche singolarmente e nei loro rapporti con le strutture adiacenti.
La Cone Beam consente una corretta diagnosi post operatoria del corretto posizionamento degli impianti, la loro inclinazione vestibolo linguale e vestibolo palatale, i rapporti con l’osso corticale, infine si può precisare il rapporto con strutture nobili quali nervo ed arteria mandibolare, arteria sub linguale etc.
E’ possibile inoltre la diagnosi di eventuali complicanze implantari quali perimplantiti, rarefazioni ossee perimplantari, rapporti dell’impianto con il seno mascellare, eventuali reazioni sinusitiche.
Con la sua resa tridimensionale la cone beam offre una visione non distorta della dentatura che può essere utilizzata per visualizzare accuratamente i denti non erotti, il preciso orientamento delle radici e le strutture anomale che una tradizionale radiografia bidimensionale non è in grado di dare.
La cone beam CT in endodonzia
I denti inclusi rappresentano un problema comune per il dentista che spesso, nel tentativo di capire il posizionamento reale dell’elemento incluso, esegue numerose radiografie endorali e/o panoramiche, al fine di pianificare un intervento corretto, sicuro e senza complicazioni; così facendo però somministra al paziente una dose di radiazioni che oggi è possibile ridurre grazie alla tecnologia Cone Beam che è particolarmente indicata per questo tipo di diagnosi.
Conoscere l’esatta ubicazione del dente da estrarre significa ridurre i tempi dell’intervento e quindi facilitare il decorso post-operatorio
le modifiche ossee del condilo: appiattimento, erosione, sclerosi, osteofitosi,riassorbimento
lo spazio interarticolare: normale, aumentato, ridotto, contatto osseo tra condilo e fossa mandibolare.
Le modifiche ossee della fossa mandibolare: normale, sclerotica, erosa, riassorbita
Variazioni di forma e volume del seno mascellare, presenza di setti.
La sinusite è una patologia tanto frequente quanto sottovalutata ed è responsabile della sintomatologia più varia che spesso confonde il quadro clinico di un paziente che lamenta dolore nel distretto maxillo facciale. Se presente deve essere sempre diagnosticata e curata prima di intervenire per un rialzo del seno mascellare a scopo implantologico.