DOTT. GIOVANNI MASELLA
Odontoiatria e Protesi Dentaria

Sbiancamento

Lo sbiancamento dentale comprende l’insieme dei prodotti, processi o procedure la cui azione porta un dente ad apparire più bianco nel colore.
Al contrario di quanto si possa pensare non è lo smalto che determina il colore dei denti. Lo smalto è infatti traslucido e non possiede un colore proprio; dalla sua superficie traspare il colore della dentina sottostante. Col passare del tempo però lo smalto può colorarsi assorbendo pigmenti da cibi e bevande (cause di colorazione chiamate esterne o estrinseche), mentre la dentina tende a ispessirsi nella camera interna presente nella corona dei denti. Ciò fa sì che con l’invecchiamento i denti si scuriscano e perdano la loro originaria brillantezza.
Esistono molte altre cause di colorazione dei denti. Tra quelle dette intrinseche, quella maggiormente conosciuta è dovuta alla tetraciclina. Le molecole da tetracicline vengono incorporate nei cristalli di idrossiapatite durante la fase di mineralizzazione che è parte dello sviluppo del dente. Questo processo interessa principalmente la dentina, ma può riguardare anche lo smalto. E’ inoltre frequente il verificarsi di un’ipoplasia dello smalto. La colorazione può essere gialla, giallo-marrone, marrone, grigia o blu, con la formazione possibile di strisce. La colorazione è spesso bilaterale e interessa molti denti in entrambe le arcate.
Un’altra causa di colorazione è la fluorosi che è dovuta a un eccesso di fluoro durante la formazione della matrice dello smalto e della calcificazione. Conduce a ipoplasia dello smalto e a formazione di “white spot”. La colorazione più scura è causata da fattori estrinseci dopo l’eruzione dentale. Spesso è possibile persino osservare fessure pronunciate nello smalto.
Esistono numerose altre possibili cause di scolorimento dei denti come i batteri cromogenici che si trovano nella saliva, la fenilchetonuria, l’eritroblastosi fetale l’anemia mediterranea, o amelogenesi e dentinogenesi imperfette, ecc.
La maggior parte dei pazienti che richiedono lo sbiancamento dei denti hanno problemi di colorazione dovuti principalmente a cause estrinseche o naturali.

Un trattamento ad hoc dal dentista o un kit fai-da-te da comprare in farmacia, completo di strisce sbiancanti, permettono di riacquistare una dentatura cromaticamente perfetta. Le domande sulle differenze tra le due tecniche, sulla durata degli effetti e sulle possibili conseguenze, sono all’ordine del giorno. Tanto che anche un gruppo di studiosi americani ha indagato sugli sbiancanti ‘casalinghi’.

Sbiancamento e risultati

Secondo il team diretto dal dottor Shereen Azer, dell’Ohio State University, e pubblicato sul ‘Journal of Dentistry’, le strisce domestiche funzionano ma possono danneggiare un po’ lo smalto. Gli studiosi hanno applicato i trattamenti messi a punto da cinque produttori di sbiancanti per uso domestico su campioni di denti umani e hanno poi confrontato gli effetti con altri campioni di denti che non erano stati sbiancati. In tutti i casi, i prodotti sbianca-sorriso avevano ridotto – anche se in misura minima – la forza dello smalto e l’elasticità della superficie del dente. In realtà le differenze tra lo sbiancamento professionale e quello domiciliare riguardano la durata del trattamento, non i danni. Dal dentista si ottiene lo stesso risultato ma in maniera più veloce. Il materiale che viene usato infatti è lo stesso, ovvero il perossido di idrogeno o il perossido di carbamide, cambia la concentrazione di principio attivo. In altre parole, il prodotto usato è uguale ma, a livello domiciliare, ha una concentrazione che si attesta intorno al 10-12%, mentre a livello professionale intorno al 38%.

Le differenze

Andare in farmacia e acquistare il kit da utilizzare in casa significa essere molto costanti e attenti alla cura del proprio sorriso. Una persona che applica autonomamente le strisce deve farlo per 15 minuti, due volte al giorno e per due settimane. Chi va dal dentista invece chiude l’operazione in massimo tre sedute, ognuna delle quali può durare dai 30 ai 60 minuti. Il dentista applica ai denti un gel contenente gli agenti chimici sbiancanti, mediante l’uso di una mascherina preparata su misura, in modo da garantire l’adattamento del gel su tutte le superfici dei denti. Inoltre la mascherina ad hoc consente di proteggere le gengive e i tessuti molli dal contatto con il materiale stesso, che può essere irritante. Le luci, i laser e lampade a led professionali fanno il resto, incrementando l’azione del gel sbiancante e ricompattando la superficie dentale. Un’operazione che richiede piccoli accorgimenti utili a non vanificare il trattamento: basterà non mangiare cibi con coloranti nei due giorni successivi alla cura.
Sbiancare i denti in casa, invece, richiede un po’ più di attenzione proprio perché lo smalto non viene ricompattato dal calore delle luci artificialiâ€.

La durata e gli accorgimenti

L’effetto del trattamento dura mediamente un anno, anche se dipende dalle abitudini del paziente. E l’operazione non va ripetuta più di una volta ogni due anni, sia quella domiciliare sia quella domestica. Il trattamento fai-da-te non è consigliato a tutti. Una particolare attenzione deve averla chi soffre di gengivite o di paradontite, cioè chi ha disturbi ai tessuti molli della bocca. Proprio perché le strisce sbiancanti non sono su misura, si corre il rischio di metterle in maniera impropria, toccando con il gel le gengive, rendendole così più sensibili. Inoltre, anche chi ha tartaro (sostanza che non viene sbiancata) qualora volesse comunque acquistare il kit domestico, deve consultare il medico per eventuali operazioni che preparino al trattamento, come per esempio la pulizia dentale. La soluzione migliore in questi casi è lo sbiancamento domiciliare sotto la supervisione del dentista. Infine chi ha delle otturazioni estetiche che mimano il colore dei denti, deve tenere in considerazione che, dopo la procedura di sbiancamento, tali ricostruzioni rimarranno dello stesso colore, mentre i denti naturali saranno più chiari. Probabilmente sarà necessario un intervento per riequilibrare la cromatura dentale.

Altri prodotti

La pasta dentifricia con azione sbiancante agisce in maniera completamente differente. Bicabornato e dentifrici sono abrasivi e non chimici quindi a lungo andare possono rovinare lo smalto. E così, se nel breve periodo i denti possono apparire più bianchi, a lungo andare diventano più gialli. Anche un uso corretto dello spazzolino non risolve il problema. Usandolo bene, infatti, si può ottenere un’ottima igiene orale, ma il candore della dentatura dipende dalla dentina, ovvero la sostanza su cui agisce lo sbiancamento.
(Da Kataweb salute)

Sbiancamento dentale laser assistito

La tecnica di sbiancamento laser prevede l’applicazione sulla superficie esterna del dente, lo smalto, di sostanze ossidanti che successivamente vengono attivate dalla luce laser. Il raggio potenzia l’efficacia ossidante delle sostanze utilizzate attraverso un fenomeno fototermico o fotochimico.
Esistono in commercio numerosi gel sbiancanti, a base di perossido di idrogeno o di carbamide, che vengono attivati dalle lunghezze d’onda tra 810 e 1064 nm. Sfruttando l’effetto fototermico, il laser a diodi consente di promuovere l’azione ossidoriduttiva di questi gel sulla superficie del dente ottenendo così l’effetto sbiancante. Questo tipo di trattamento dà buoni risultati in particolare per le colorazioni estrinseche mentre ha un’azione limitata su quelle intrinseche (es. colorazioni da tetraciclina). A causa dell’effetto termico bisogna fare attenzione nell’evitare che l’innalzamento della temperatura possa danneggiare le parti vitali del dente. Un effetto secondario del trattamento con laser a diodi è la temporanea deidratazione dello smalto a causa dell’acidità contenuta in tutte le paste sbiancanti. Questo significa che la sfumatura di colore ottenuta al termine della seduta di sbiancamento diventerà successivamente più scura a causa della successive re-idratazionedel dente.

 

Casi clinici – Sbiancamento